Seba Pezzani, L’America di Jeffery Deaver e Joe R. Lansdale, Giulio Perrone Editore, 2024
Diciamo che siete amanti della musica, della letteratura e anche del cinema americano. Diciamo che vi trovate in libreria e vi imbattete in questo titolo: direi che fareste come il sottoscritto, senza alternative. E non ve ne pentireste… o almeno a me non è capitato perché le promesse di portare il lettore in “Viaggio in un paese romanzesco” sono tutte mantenute (e c’è anche di più).
Il volume è una sorta di on the road sulle polverose strade del sud inseguendo la letteratura USA: quella che si nutre – ed è nutrita – dell’immaginario culturale più imponente (e a volte abnorme) del mondo odierno.
Sfogliando le pagine troviamo i nomi fondamentali, quelli da antologia della letteratura sudista: (William Faulkner, Mark Twain, Erskine Caldwell, Tennessee Williams), il lato femminile di questa storia, con personaggi di spicco (Flannery O’ Connor, Harper Lee, Margaret Mitchell, Eudora Welty), i contemporanei super-noti che vendono un mare di copie (Jeffery Deaver, Joe R. Lansdale) e quelli per amatori (James Lee Burke,Ronald Everett Capps). L’autore, il musicista, traduttore e autore Seba Pezzani, viaggia di stato in stato affrontando bellezze e contraddizioni, attraversando città e paesi, elencando i libri, i dischi, i film evocati di volta in volta dai luoghi.
Le similitudini tra questi Stati sono molte: “Sembra quasi che l’aria del Sud alimenti un fermento creativo speciale, un talento per la rappresentazione di luoghi oscuri e oscure passioni: le analogie tra questo romanzo di (Tom) Franklin e certi passi di Joe R. Lansdale e James Sallis, tanto per citare un paio di autori sudisti, non possono passare inosservate”.
C’è sicuramente un genius loci degli Stati del sud e altrettante sono le contraddizioni:“Stiamo parlando del paese che ha dato al mondo Bob Dylan, John Steinbeck, i fratelli Marx e che, nonostante tutto, si appella ancor oggi al fatidico Secondo Emendamento della costituzione” (quello che consente di armarsi contro lo stato se questo dovesse tradire i principi fondanti). Forse, rifletto leggendo il libro di Pezzani, proprio la durezza e la cattiveria di una certa America ha forgiato la penna velenosa ma palpitante di umanità di “grilli parlanti (e scriventi)” del calibro di Bob Dylan e John Steinbeck!
Tanta la musica che si incontra per strada: dal citato Bob Dylan di Stuck inside of Mobile with the Memphis Blues Again (un gran pezzo a dire il vero!), al soul nero di Otis Redding, al song classico americano (Moon River) al rock di The Band, passando per il jazz e in vari stati, a partire dal Mississippi, al dolente suono del blues, ai Neville Brothers di New Orleans e alla Louisiana rurale dello zydeco. Le pagine riguardanti il blues sono commoventi. Non solo vengono citati i grandi bluesmen del sud (da Muddy Waters a Robert Johnson a Lightnin’ Hopkins eccetera eccetera), ma possiamo ascoltare la viva voce di Roger Stolle e William Ferris, cultori e divulgatori del blues bianchi che ne tengono viva la fiaccola oggi. Qualcuno per farsi bello si riempirebbe la bocca con il termine heritage. Pezzani di questa musica scrive:“Il blues, l’espressione forse più autentica del sentire umano attraverso le note, quanto meno per quanto attiene al Novecento”. Una frase definitiva che racchiude il senso di questo immaginario che ci nutre da sempre, che ci ricorda come jazz, rock’n’roll e tutte le altre musiche americane (e quindi per estensione mondiali del Novecento e oltre) discendano DIRETTAMENTE e senza passare dal via dal blues. In Pezzani si intuisce una persona riflessiva che mitiga la forza della sua affermazione con un “quanto meno” tanto prudente quanto non necessario. Ha ragione da vendere e lo dice con una grazia e una competenza uniche. Lettura stimolante che conduce a esponenziali e frenetiche ricerche di romanzi, dischi e…mappe geografiche.