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Banville: la capacità di mettere insieme critici, marxisti, spioni e jazzofili

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John Banville, L’intoccabile, Guanda 1988

L’intoccabile del romanzo di John Banville è Victor Maskell, critico d’arte, studioso di barocco (esperto in particolare di Poussin). Intoccabile lo diventa quando viene rivelato al mondo il suo segreto: per anni è stato una spia al servizio dell’Unione Sovietica. Trattato da paria, perseguitato dai giornalisti, racconta a ragazza che vuole intervistarlo la storia di uno strano gruppo di giovani idealisti inglesi, di buona famiglia – e ancora migliori studi- cresciuti negli anni Trenta, quelli della fede nel cambiamento e nel comunismo.

Quello di Banville è il racconto che nei film classicamente si definirebbe come “tratto da una storia vera” poiché l’io narrante, Victor, ha tutti I tratti del notissimo critico d’arte Sir Anthony Blunt, il quale si era trovato al centro di una analoga situazione di spionaggio.

Tra discorsi ideologici e frivolezze, nelle pagine del libro scorrono fiumi di champagne e di jazz. Poco più che adolescenti, idealisti e quindi follemente ubriaconi ogni party nel quale si tuffano è buono per mettere sul fonografo del buon jazz o suonare al pianoforte un boogie. Solo nel drammatico finale da questo jazz indistinto, fracassone e festaiolo emerge una canzone, The Man I love…a raccontare un amore diverso. Una sessualità libera che era ancora reato nella Gran Bretagna degli anni di ambientazione del romanzo e quindi vissuta di nascosto, tanto quanto l’attività di spia. L’autore spinge sul parallelo tra le due sfere, ma la sua mano è fatata: il libro è scritto divinamente. Ecco dal taccuino degli appunti due frasi-aforisma; la prima è sulla critica: «La critica comparativa è essenzialmente fascista. Il nostro compito è enfatizzare l’elemento progressivo nell’arte. In tempi come questi, ecco il primo e più importante dovere del critico». I tempi descritti erano quelli dell’avvento del Nazismo e della guerra civile in Spagna; la critica doveva essere militante per forza di cose. Riferita all’oggi questa riflessione non ha alcun senso, cade nel deserto più rinsecchito, ma amen. Ecco il secondo aforisma che non necessita commenti sul marxismo: …Sono un devoto monarchico, come lo sono in fondo al cuore tutti I veri marxisti..


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